"Ciao! Io sono la valigia di un soldato chiamato Dino. Questi faceva l'autiere presso la caserma di Acqui Terme e portava sul suo camion munizioni e viveri.
Ho la forma di un parallelepipedo; i miei angoli sono fissati da borchie.
La mia serratura non può più essere utilizzata perché si è smarrita la chiave. La maniglia è di cuoio resistente, ma ormai sgualcito.
Un giorno, mentre il mio padrone viaggiava, al mio interno successe una cosa gravissima: si rovesciò l'inchiostro, lasciando due macchie ancora oggi ben visibili.
Durante la permanenza in Russia, contenevo tutti gli oggetti privati e le foto del mio padrone, tanto che lui diceva che dentro di me c'era"tutto Dronero".
Un giorno ci fu un bombardamento nella nostra zona, il mio padrone si mise sotto il camion e, non avendo avuto il tempo di tirare il freno a mano, il camion andò avanti. Il mio padrone rimase allo scoperto, ma fortunatamente non venne colpito. Ho già sessant'anni e alla mia età non pensavo più di capitare in una classe di ragazzi per essere fotografata e descritta."
Nicolò T. - Mattia - Patrick - Simone P.
"Ciao! Io sono una valigia che ha fatto il giro dell'Europa orientale con il mio padrone.
Il mio padrone era un soldato autiere di nome Dino.
La mia forma è un perfetto parallelepipedo in legno, che ha per ogni angolo e per ogni lato delle borchie in ferro; la mia maniglia è di cuoio, ormai consumato, ed è attaccata alla valigia mediante dei ganci di metallo arrugginito. La serratura è in ottone, ma la chiave, che mi apriva e che mi chiudeva, si è smarrita. Nonostante ciò, ho ancora la forza di sigillarmi. Al mio interno, probabilmente, erano posti gli oggetti personali, i documenti e il necessario per scrivere le lettere. Una delle cose essenziali era il calamaio che, purtroppo, si rovesciò durante la ritirata. Il mio padrone rimase molto dispiaciuto di quell'incidente, visto che oramai si era affezionato a me. Dino mi poneva al sicuro, sotto il sedile del camion.
Finalmente, dopo quella terribile esperienza tornai in Patria col mio fedele autiere che è poi morto nel 1996.
Adesso riposo tranquilla in una soffitta a Dronero. L'unico ricordo che mi rimane di Dino è una vecchia lettera inviata ai suoi cari."
Arianna - Michelangelo - Chiara - Alice
"Buon giorno a tutti! Sono una simpatica valigetta. Ho più si sessant'anni, ma ho ancora l'aspetto giovane! Sono di legno e ho la forma di un parallelepipedo. I miei angoli sono fissati da alcune borchie. Su uno dei miei lati è saldata una serratura di ottone, dove, quando ero giovane, veniva infilata la chiave per chiudermi. Io mio "corpo" è solcato da qualche "ruga" e la mia maniglia di pelle è ormai consumata.
Il mio padrone conservava al mio interno i suoi ricordi più cari, inoltre, racchiudevo oggetti personali: il pettine, lo spazzolino, il dentifricio, la lametta per la barba e la brillantina; anche la carta da lettera e l'inchiostro erano presenti: ancora adesso si può scorgere, sul mio fondo di legno, una grande macchia blu. Evidentemente si era rovesciato il calamaio.
Sono una grande viaggiatrice, infatti ho girato il mondo. Sono andata in Russia, sul Don, dove ho combattuto, a fianco del mio padrone, la seconda Guerra Mondiale. Dino, il mio padrone, ed io eravamo inseparabili; egli faceva l'autiere, mentre io me ne stavo sotto il sedile. Per questo sono ritornata in Patria: non mi ha mai lasciata.
Sfortunatamente, però, il mio amico Dino se n'è andato nel 1996.
Da quell'anno vivo in un a soffitta, sola soletta, ma in questi ultimi tempi, sto vivendo un'allegra avventura fra i banchi della scuola elementare di Villar San Costanzo."
Gianfranco - Ivo - Simone G. - Roberta - Elena
"Sono la valigia di un soldato autiere, di nome Dino, che era in servizio nella caserma di Acqui Terme.
Il mio padrone ed io abbiamo attraversato l'Europa orientale, sopportando il freddo della steppa russa.
Io riposavo sotto il sedile del camion. Anche essendo in camion, il nostro nemico freddo filtrava tra le fessure.
Sono una valigia ben conservata e ho più di sessant'anni, non li dimostro, vero? Ho la forma di un parallelepipedo di legno. Sono fissata ai lati e agli angoli con delle borchie di ferro. Ho una serratura di ottone, la cui chiave è andata persa, ma anche senza chiave riesco a chiudermi con un piccolo uncino che si infila nel legno. Per trasportarmi il mio padrone mi teneva attraverso una maniglia di cuoio.
Il mio compito era quello di trasportare lettere, foto e il calamaio con il pennino per scrivere ai cari del mio padrone.
Durante la ritirata, l'inchiostro contenuto nel calamaio si rovesciò e lasciò due macchie ben visibili tuttora.
Oggigiorno la moglie del mio padrone mi conserva con affetto, nella soffitta di casa sua, in ricordo del mio caro padrone.
Non mi sarei mai immaginata, dopo sessant'anni, di trovarmi in una classe di ragazzi dove tutti mi ammirano e mi descrivono molto bene."
Elisa - Alessio - Nicolò C. - Sara